"Comunque andare": partire per star bene
Il viaggio come promotore di benessere: parti, esplora, buttati.
Foto di Rachel Claire-Pexels |
"Comunque andare, anche quando ti senti morire,
per non restare a fare niente aspettando la fine
Andare, perchè ferma non sai stare,
ti ostinerai a cercare la luce sul fondo delle cose."
Comunque andare, Alessandra Amoroso
Il potere dell'azione
Una delle caratteristiche del malessere è la staticità.
Quando siamo indecisi, preoccupati, annoiati o tristi, il più delle volte ci sentiamo fermi, bloccati, intrappolati.
Non a caso la mancanza di interesse e di energie per svolgere qualsiasi attività e l'incapacità di agire, rientrano nel quadro clinico della depressione.
Ti è mai capitato di dover prendere una decisione e restare a pensarci per ore, ad esempio a casa affogando nei pensieri, per poi magari scambiare due chiacchiere con qualcuno e improvvisamente decidere cosa fare?
Oppure di non essere ispirato per un progetto o per lo studio, e una volta uscito di casa per fare (che so) la spesa, di tornare a casa con l'illuminazione del secolo e la voglia di studiare?
O anche di essere molto triste, uscire, andare a camminare o fare sport e una volta finito sentire di stare meglio?
Ecco, hai sperimentato il potere dell'azione.
A partire dalla mia esperienza personale, voglio raccontarti tre partenze che hanno migliorato la mia situazione in momenti di stallo e che hanno rappresentato per me preziosi spunti di benessere per ri-partire al mio ritorno.
Per questo articolo quindi, ho scelto di utilizzare le mie esperienze come fonti e di riportare alcuni scatti non professionali come foto.
1. LE GITE, TROPPO SOTTOVALUTATE
Spesso sentiamo dire che viaggiare ha un potere terapeutico e arricchente per diversi ambiti della nostra esistenza e capita frequentemente di vedere persone che abbandonano le loro vite per girare il mondo e fare di questa passione un lavoro.
Nella maggior parte dei casi se si parla di viaggi, pensiamo a mete lontane, a costi elevati e alla difficoltà di trovare la giusta compagnia per partire.
Non è sbagliato, viaggiare richiede un'attenzione particolare a questi aspetti, ma in questo articolo vi voglio raccontare l'autenticità di partire organizzandosi anche all'ultimo minuto, con un budget da studentessa universitaria e focalizzandosi sui bisogni del qui ed ora e non sulla storia da raccontare al ritorno o sul giudizio altrui.
"Partirei" quindi da una buona abitudine che ho preso nell'ultimo anno, quando viaggiare lontano per via della pandemia è diventato più complicato, quando ho scoperto che la regione in cui vivo e le zone limitrofe, sono ricche di luoghi incantevoli e di cultura.
Ho iniziato ad organizzare delle gite in giornata in Lombardia con le mie amiche e il mio ragazzo, creando anche la sera prima gli itinerari insieme e spostandoci in treno.
Quando la destinazione lo richiedeva abbiamo trascorso anche la notte e il giorno seguente alloggiando in ostelli o in B&B.
I lati positivi di andare in gita in giornata o nel weekend sono quindi i costi contenuti, la possibilità di organizzarsi in poco tempo, le distanze ragionevoli e le attività interessanti e varie.
Perchè? Per la necessità di esplorare, uscire dalla routine, passare del tempo genuino con me stessa o con gli altri.
Al ritorno: sono soddisfatta di come ho impiegato il mio tempo, apprezzo di più anche il resto della settimana, aggiorno un diario di viaggio e il mio passaporto della Lombardia.
2. UN BIGLIETTO PER IL CAMBIAMENTO
Uno dei viaggi che ha segnato profondamente la mia storia, e che mi ha anche spinto a scegliere un percorso di studi incentrato sull'empowerment, è stata l'esperienza di volontariato presso la comunità di Tecpàn, in Guatemala.
Sono partita con una fantastica associazione: ANPIL ONLUS, che organizza e forma gruppi di volontari operando in diverse destinazioni in difficoltà e sostenendo moltissime persone anche a distanza.
Questa esperienza mi ha permesso per la prima volta di riempire il mio bagaglio di curiosità, adattamento e solidarietà, e conoscere bambini e anziani della comunità che nonostante le difficoltà sorridono e volontari che si impegnano per potenziare le loro risorse.
Questa esperienza è stata sicuramente impegnativa, ha richiesto impegno e tempo, ma è per questo che la consiglierei al maggior numero possibile di coetanei.
La psicologia sociale ci insegna che aiutare gli altri spesso non è altro che aiutare noi stessi, e un viaggio di questo tipo permette non solo di conoscere una nuova cultura e dei nuovi amici, ma anche di mettersi alla prova e scoprire le proprie risorse e limiti.
Ci sono numerose associazioni che permettono di fare volontariato, molte chiedendo solo il costo degli spostamenti.
Perchè? Ero in un momento significativamente importante per la mia crescita, avevo molte domande di senso da approfondire, quando ho sentito questa proposta mi sono illuminata.
Al ritorno: alcune domande hanno trovato risposta, conservo molti ricordi che ancora oggi orientano le mie le mie scelte, una parte di me è cambiata.
3. SOLI O IN COMPAGNIA?
L'ultima esperienza che ho scelto di riportare potrà essere utile per chi è già convinto di partire, per chi ha mille idee e la valigia pronta, ma non trova un compagno di viaggio con gli stessi gusti, lo stesso tempo o la stessa voglia.
Mi è successo a settembre dopo un'estate di relax con gli amici, dopo l'esame di maturità, prima dell'inizio delle lezioni universitarie che sarebbero cominciate a metà ottobre.
Alcuni amici stavano studiando per gli esami di ammissione, altri volevano cercare un lavoretto, altri non erano interessati a partire.
Sentivo che l'università avrebbe segnato l'inizio di un nuovo percorso, e ad essere onesti non sapevo se sarei stata pronta, sentivo di voler investire quelle settimane in maniera originale.
Avevo sentito parlare di Viaggi Avventure nel Mondo, la prima piattaforma che ha ideato viaggi per "gruppi di solitari" e che permette di partire scegliendo le date, la destinazione e la fascia d'età del gruppo di viaggiatori, costruendo quindi il viaggio perfetto sul loro sito dove ci sono infatti tutti gli itinerari completi e le informazioni necessarie, ad esempio sui documenti, i prezzi e la difficoltà dei percorsi.
Io scelsi la Grecia, due settimane esplorando le Piccole Cicladi con 14 compagni di viaggio dai 18 ai 30 anni.
Spesso mi viene chiesto che "tipo di persone" fanno questi viaggi. Non credo si possa generalizzare, nel mio caso erano adulti che magari per lavoro avevano solo quella settimana di ferie e volevano godersela a pieno, altri erano innamorati della Grecia e pensavano che fosse il modo migliore per visitarla, alcuni avevano già fatto dei viaggi con questa agenzia e si erano trovati bene, altri ancora volevano ricostruire alcuni avvenimenti recenti, come la fine di una relazione o la perdita di un lavoro.
Anche da un punto di vista psicologico, l'idea di partire con degli sconosciuti è molto interessante.
Penso che questa esperienza mi abbia permesso di essere me stessa al 100%, passare due settimane insieme al gruppo, potersi conoscere e non avere pregiudizi, è stata per me l'occasione di mettermi in gioco e aprirmi.
Inoltre so che vi sono sempre più iniziative di questo genere e spero quindi che chiunque ne senta la necessità si senta libero di partire.
Perchè? Ancora non lo so precisamente
Al ritorno: non vedevo l'ora di ripetere questa esperienza, ero più sicura di me e desiderosa di iniziare; spero di poter fare esperienze simili in futuro.
TO BE CONTINUED
Prossimamente, approfondiremo come il ritorno sia parte essenziale del "viaggiare per il benessere" ed esploreremo studi che hanno affrontato questi temi.
Per restare aggiornato sulle mie esperienze e condividere le tue, segui la mia pagina Instagram.
La colonna sonora perfetta per il tuo prossimo viaggio qui.
Commenti
Posta un commento